Internet of Things

Pubblicato il: 12/05/2017 09:00
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Articolo a cura di Valentina Tibaldi

Secondo un report dell’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano, l’Internet of Things in Italia ha raggiunto nel 2016 un valore di 2,8 miliardi di euro, il 40% in più rispetto al 2015. Ancora da sfruttare le grandi potenzialità del settore Smart Agriculture.

Cresce l’Internet of Things, e le Cose sono sempre più connesse alla rete per rendere la vita più smart, efficiente e -quindi- sostenibile. Il nuovo report dell’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano ha rivelato che il mercato IoT in Italia ha raggiunto nel 2016 un valore di 2,8 miliardi di euro, il 40% in più rispetto al 2015, anno in cui la crescita era stata del 30%.

Si tratta di un incremento in linea o superiore agli altri Paesi occidentali, dovuto in buona parte alla legge che impone alle utility di rendere operativi almeno 11 milioni di contatori intelligenti entro il 2018 (Smart Metering gas), ma non solo: settori trainanti sono, infatti, quelli di Smart Car e Smart Building.

“Nel 2016 abbiamo osservato importanti segni di maturità dell’Internet of Things in Italia: nuove reti di comunicazione ‘Low Power Wide Area’, maggiore offerta di soluzioni, crescita significativa del mercato. È il momento di andare oltre la connessione degli oggetti, spostando l’attenzione verso i servizi”. Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things

Ci si attende quindi che il trend di crescita continui anche nel 2017, implementando settori come l’Industrial IoT e aree in stato ancora embrionale, come Smart City e Smart Agriculture.

Quest’ultima, in particolare, possiede potenzialità enormi che assumono un’importanza ancora maggiore se si pensa alle sfide che attendono l’umanità del prossimo futuro. Da un lato si prevede, infatti, che la popolazione mondiale crescerà fino a raggiungere i 9 miliardi di persone nel 2050; dall’altro, le pratiche agricole e la produzione di mangimi sono responsabili di una percentuale compresa fra il 18 e il 32% delle emissioni globali.

A fronte di questi dati, si impone una domanda che tiene conto dell’attuale situazione antitetica: come potrà l’agricoltura produrre di più inquinando di meno? Una risposta convincente potrebbe arrivare, appunto, dalla Smart Agriculture, dove l’Internet of Things offre opportunità di tracciabilità dei prodotti, ma anche supporto per la gestione delle attività agricole.

La Smart Agriculture mira a preservare la fertilità del suolo coltivato anziché inaridirlo con le monoculture intensive. Prevede potature ad hoc, una gestione idrica ragionata, un supporto per migliorare i modelli predittivi delle variazioni meteorologiche e sistemi di monitoraggio delle colture e della salute ambientale al fine di agevolare i processi decisionali degli agricoltori. Il tutto servendosi di tecnologie connesse alla rete. Caratteristica imprescindibile per l’agricoltura del futuro è la resilienza, fine ultimo cui i nuovi metodi smart devono tendere in questi tempi di riscaldamento globale. In questo senso, la Climate Smart Agriculture (CSA) -metodo nato con l’obiettivo di ricalibrare i sistemi agricoli per supportarne concretamente lo sviluppo e assicurare la sicurezza alimentare a dispetto del global warming– risulta un particolarmente interessante. Comprendendo pratiche come l’interramento dei fertilizzanti, l’utilizzo di contenitori “intelligenti” per il compostaggio, l’uso di tecniche dell’agricoltura di precisione, la produzione di mangimi sostenibili, la programmazione di piani di riforestazione, la Climate Smart Agriculture tende fattivamente a ridurre le emissioni derivanti dalla produzione agricola. Come non sperare che questo tipo di approccio possa comparire a breve come dato significativo nel panorama italiano ed europeo dell’IoT?