Misurare il benessere: il Bes fa passi avanti

Pubblicato il: 20/12/2016 10:00
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La quarta edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile è stata presentata a dicembre 2016 dall’Istat (www.istat.it/it/archivio/190538).

Come è noto, le misure del Bes sono state sviluppate dal 2010 e nel 2013 hanno portato alla creazione di indicatori che hanno l’obiettivo di rendere il Paese più consapevole dei propri punti di forza e delle difficoltà da superare per migliorare la qualità della vita dei cittadini e per stimolare scelte più sostenibili sia nelle politiche pubbliche sia negli stili di vita e di consumo. Quest'anno il Rapporto Bes si lega a due importanti novità: l'inclusione degli indicatori di benessere equo e sostenibile tra gli strumenti di programmazione e valutazione della politica economica nazionale e l’approvazione da parte delle Nazioni Unite dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e dei 17 obiettivi con i quali vengono delineate a livello mondiale le direttrici dello sviluppo sostenibile dei prossimi anni.

1 – Il Bes come strumento di programmazione
Con la riforma della legge di bilancio, approvata a luglio 2016, gli indicatori del benessere diventano uno strumento di valutazione degli interventi di politica economica. È un successo per chi in questi anni ha promosso e realizzato il Bes, ma le richieste contenute nella nuova legge renderanno indispensabile una profonda revisione del sistema di valutazione del benessere collettivo, per rendere i dati più tempestivi, disaggregati per gruppo sociale, armonizzati con le richieste internazionali e tali da consentire una proiezione triennale sugli andamenti futuri. Questo complesso lavoro è affidato a un comitato di esperti.

2 – Il Bes e l’Agenda 2030
L'Istat è stato chiamato dalla Commissione statistica delle Nazioni Unite a svolgere un ruolo attivo e di coordinamento nazionale nella produzione degli indicatori individuati per il monitoraggio degli obiettivi e dei rispettivi target dell'Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile, i Sustainable Development Goals (SDGs). Insieme all’edizione 2016 del quarto Rapporto, l’Istat avvia quindi la diffusione di un primo sottoinsieme di indicatori sullo sviluppo sostenibile che è parte integrante di una più ampia lista approvata dall’assemblea delle Nazioni Unite all’interno dell’Agenda 2030.

In conclusione, anche se il quarto Rapporto fotografa un Paese sempre meno coeso, meno solidale, più iniquo, dove le differenze intergenerazionali continuano ad ampliarsi, la notizia positiva è che gli indicatori del benessere collettivo assumeranno – ci auguriamo - un peso nelle scelte della politica. E forse in futuro non si sentirà parlare sempre e solo di Prodotto interno lordo.