Riciclo alimentare

Pubblicato il: 21/09/2016 10:00
Fotolia_55965567_Subscription_Monthly_M-640x426
Editore:
Oltre 100 milioni di tonnellate di scarti alimentari all’anno gettati al vento, quasi 2 milioni di ettari di terreno impiegati per la coltivazione di mais e soia e migliaia di acri di foreste tropicali che hanno dovuto rinunciare alla propria biodiversità. Tutto ciò potrebbe essere evitato, a patto di modificare i dettami della suinicoltura intervenendo direttamente sull’alimentazione dei maiali. A riportarlo è una recente ricerca di un giovane dottorando del Dipartimento di Zoologia dell’Università di Cambridge, il veterinario Erasmus zu Ermgassen.

Per raggiungere un simile risultato basterebbe nutrire i suini riciclando gli avanzi alimentari dell’uomo e producendo così mangime a basso costo, ovviamente a patto di controllare il processo in modo minuzioso grazie a sistemi di monitoraggio comprovati. Idea per la verità già attuata con successo nel Sud-Asiatico, dove gli alimenti non utilizzati subiscono un trattamento termico ad hoc in grado di renderli adeguati all’uso ed eliminarne eventuali rischi derivati. In Europa, però, un sistema del genere è attualmente proibito per via di severe legislazioni in materia.

Inoltre, oggigiorno un simile cambiamento non è più tanto un’opportunità quanto una necessità, perché le previsioni scientifiche globali si aspettano un aumento del 60% della richiesta di prodotti a base di carne e latticini entro il 2050 e, qualora non si dovesse operare una svolta decisa sui sistemi produttivi, si andrebbe incontro a una mancanza di risorse sufficienti e ad un impatto ambientale insostenibile.

Senza contare che vi sarebbe un duplice vantaggio economico: da un lato personale, per gli allevatori, poiché vedrebbero dimezzarsi le spese alimentari che devono sostenere per i suini e ridurrebbero del 75% la superficie di terreno occupata, eliminandone la porzione dedita alla coltivazione del mangime; dall’altro per l’industria alimentare, la quale potrebbe trasformare gli avanzi, altrimenti sprecati invano, in mangimi ad hoc pronti a diventare prodotti specifici da immettere sul mercato, peraltro a prezzi redditizi in quanto ecologici.

Sostenibilità ambientale ed economica racchiuse in un’unica semplice azione.

Argomento citato