Dead Zone, ripensare l’allevamento per salvare la biodiversità

Pubblicato il: 26/04/2017 09:00
Biodiversità
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Articolo a cura di Martina Pugno

L’allarme del direttore internazionale Ciwf, Philip Lymberly: “A causa degli allevamenti intensivi il 70% della biodiversità mondiale è a rischio di estinzione”. Con essa, lo siamo anche noi.

Vi abbiamo recentemente segnalato l’allarme lanciato da Coldiretti relativamente alla perdita di biodiversità nell’agricoltura italiana, un fenomeno in grado di mettere a rischio la salubrità della dieta mediterranea. Oggi, ampliamo lo sguardo per constatare – una volta di più – che il fenomeno è globale, così come le sue conseguenze.

Non solo la nostra cultura alimentare, ma ben il 70% della biodiversità terrestre è minacciato, a causa della produzione intensiva di cibo. Questa volta, la denuncia arriva tramite Philip Lymberly, il direttore internazionale di Ciwf, il quale sarà a Bologna il 24 aprile per presentare il suo libro “Dead Zone”.

All’interno del volume, l’autore evidenzia il rischio di estinzione di alcune tra le più affascinanti specie del Pianeta, dal giaguaro del Brasile all’elefante di Sumatra, fino al bisonte delle grandi pianure statunitensi. Indipendentemente dalla specie minacciata, il pericolo è sempre lo stesso: la biodiversità è lo strumento attraverso il quale la natura mantiene il suo equilibrio. Ogni estinzione rende questo equilibrio sempre più precario.

Il rapporto tra allevamento intensivo e perdita di biodiversità viene chiaramente spiegato nel volume: ogni anno nel mondo vengono allevate decine di miliardi di animali, afferma Lymbery, per nutrire i quali viene disboscata annualmente una superficie pari quasi a metà Italia, da destinare alla coltivazione di cereali. Superficie sottratta agli habitat naturali delle specie che, appunto, rischiano di sparire. L’autore sottolinea come gli animali selvatici stiano scomparendo a una velocità 1000 volte maggiore del normale (se mai ci può essere una “normalità” a riguardo), mentre la Fao stima che i terreni mondiali saranno fertili in media per ancora 60 raccolti. Veganesimo, vegetarianesimo, onnivorismo: segnalando questa pubblicazione e l’appuntamento dal vivo non vogliamo alimentare il dibattito alla ricerca inconcludente di un’unica verità assoluta. Ciò che non può essere negata, però, è la necessità di un equilibrio alimentare che permetta la sopravvivenza di tutte le specie perché in questo gioco, se aumentano i perdenti, non rimangono nemmeno i vincitori.