L’ Ateneo Sostenibile del futuro

Pubblicato il: 10/07/2017 14:02
Ateneo sostenibile
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L’Ateneo Sostenibile diventa finalmente realtà: l’Università di Firenze diventa pioniera della sostenibilità.

La sostenibilità come vero e proprio modello gestionale, ovvero “trasformare l’Università in un’organizzazione che abbia la sostenibilità non come un abbellimento secondario, ma come una caratteristica strutturale”, citando il Professor Ugo Bardi, Delegato del Rettore per la gestione della comunicazione sostenibile e coordinatore del Progetto Ateneo Sostenibile presso l’Università degli Studi di Firenze.

Tale progetto mira alla costituzione di un’eccellenza universitaria che possa essere un modello per la società attraverso un percorso il più partecipato e condiviso possibile. Il Professor Bardi ci racconta come è iniziato tutto: “Siamo partiti per prima cosa da una comunicazione sul web, la meno costosa e la più diretta, con un sito web dedicato e una pagina Facebook. Abbiamo avuto una buona risposta: c’è molto entusiasmo a tutti i livelli per cercare di fare di meglio e di più. Il gruppo di discussione che abbiamo creato ha oltre 100 membri, in parte studenti, in parte dipendenti, e in parte docenti”.

Dopo questo primo passo sono state messe in atto numerose iniziative pratiche, come la realizzazione di orti bioattivi gestiti dagli studenti presso il Polo didattico di Morgagni, i quali verranno inaugurati ufficialmente dal Rettore il 3 Luglio 2017 con un’iniziativa che includerà una merenda sotto forma di bruschetta e pomodori coltivati negli orti stessi. Altre iniziative sono state l’introduzione di lavagne sostenibili nel Plesso didattico di Santa Teresa; l’attuazione misure di risparmio idrico presso il Museo di Storia Naturale, tra cui un sistema di irrigazione sostenibile battezzato “Slow Water”; e un progetto di compostaggio di tappi di sughero presso l’Orto Botanico.

Per quanto riguarda le tematiche di efficienza energetica e riduzione degli sprechi, si può annoverare nel 2016 la sottoscrizione di un contratto energetico che ha ridotto i consumi energetici per la climatizzazione primaria del 10% (con un risparmio annuale di circa 200.000 euro) e l’avvio di diagnosi energetiche propedeutiche ad interventi di efficientamento energetico.

Ognuno deve fare la sua parte: “Nel caso dell’Università di Firenze parliamo di oltre 50.000 studenti, 3.400 dipendenti fra docenti e tecnici, più il personale a contratto. […] La struttura universitaria, come tutte le strutture complesse, è gerarchica e la comunicazione viaggia in tutte le direzioni, appunto top-down e bottom-up. Quindi, tutti i vari componenti del sistema – dagli studenti ai docenti – devono partecipare in modo attivo e la prima base per poterlo fare è una struttura comunicativa efficiente ed efficace”.

L’opera di comunicazione e sensibilizzazione risulta dunque fondamentale nel “rompere gli schemi consolidati” per “crearne di nuovi”. Comunicare è parte integrante del modello operativo di un’organizzazione, non ne rappresenta soltanto una caratteristica: dipende dalla struttura organizzativa e influisce su di essa, pertanto non è solo un mezzo per il cambiamento, ma il cambiamento stesso. Anche la Corporate Social Responsibility è fondamentale: “[…]É parte di una serie di concetti molto generali che hanno a che fare col modello operativo delle organizzazioni: enti e aziende, incluse le università. Il punto è che esiste un’evoluzione su scale di tempi lunghe di come riteniamo che queste strutture debbano funzionare: le organizzazioni di oggi sono enormemente più sofisticate, strutturate, e gestite di quanto non lo fossero solo alcuni decenni fa. […] Oggi le organizzazioni si muovono naturalmente in una sfera gestionale che include la CSR come un concetto integrale nel loro funzionamento. […]”.

L’Università di Firenze, oltre a essere parte attiva della Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile, rappresenta la prima esperienza di coordinamento tra gli Atenei italiani impegnati in prima linea nella sostenibilità ambientale (vantando anche contatti con Università del calibro di Ginevra e di Lancaster). Proprio l’Università di Lancaster è stata fonte di ispirazione per il lavoro di Ateneo Sostenibile: “La prima cosa che ho fatto dopo essere stato nominato delegato per la sostenibilità è stata di esaminare che cosa si fa all’estero”, afferma il Professor Bardi. “Per esempio, ho passato una settimana all’Università di Lancaster che è una delle più note e quotate per la gestione della sostenibilità in Inghilterra. E, in effetti, sono rimasto impressionato da quello che fanno: è proprio un modello organizzativo sistemico che crea sostenibilità in ogni operazione”.

Gli edifici di nuova costruzione nel campus sono tutti certificati BREEAM, e una quota importante di energia dell’Università viene da fonti rinnovabili e da tecnologie quali la cogenerazione. Oltre all’implementazione di misure di efficienza energetica, la Lancaster City si è dotata anche di veri e propri istituti di Governance sostenibile quali il CEEB (Carbon and Environment Executive Board), responsabile del Carbon Management Plan dell’università che viene poi messo in atto dal CEMENT (Carbon and Environment Management team). Vengono redatti annualmente Environmental Report e Carbon & Energy Report così come vengono ideate regolamenti interni su tematiche inerenti all’ambiente, facilmente consultabili sul sito universitario. Gli studenti non godono soltanto di una vasta offerta formativa sul tema, ma vengono anche coinvolti nelle attività di Ecohub (orti botanici), di riciclaggio, bike sharing: ogni giovedì l’Università porta la sua esperienza al mercato cittadino con stand tematici. Green Lancaster è un soggetto che va al di là dei gruppi e degli individui che si occupano di sostenibilità all’Università, perfettamente integrato nella vita quotidiana della città: capace di proporre un modo di vivere e un esempio di comunità diverso dal solito. “Veramente Lancaster è un buon “modello” di quello che vorremmo fare da noi.”

Sembra che l’ateneo fiorentino sia sulla strada giusta: non possiamo fare altro che guardare a questi buoni esempi e rimboccarci le mani.