Per migliorare il mondo non serve essere ricchi, ma puntare sul progresso sociale

Pubblicato il: 17/01/2017 09:00
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Articolo a cura di Flavia Belladonna per Asvis.it

Le soluzioni a molti dei problemi affrontati dall’Agenda 2030 già esistono e si possono raggiungere, anche nei Paesi più poveri. Migliorare il mondo con gli Obiettivi Onu è possibile, ma bisogna agire in modo diverso, sostiene Michael Green.


Questa visione di un mondo migliore può davvero essere realizzata? Sono qui oggi perché abbiamo elaborato i dati e la risposta scioccante è che forse possiamo davvero farlo. Ma non facendo come al solito”. Così esordisce Michael Green, esperto di progresso sociale, durante un “Ted Talk” sull’Agenda 2030 e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs nell’acronimo inglese).


Il discorso di Michael Green “How We Can Make the World a Better Place by 2030" (in inglese con sottotitoli italiani) invita a riflettere su come il progresso sociale, più che la crescita economica, sia la chiave per il raggiungimento di gran parte dei 169 target dei 17 Obiettivi. La possibilità di progresso sociale anche in assenza di una ricchezza economica particolarmente elevata comunica informazioni molto importanti sul raggiungimento degli SDGs: “Prima di tutto, ci dice che nel mondo ci sono già le soluzioni a molti dei problemi che gli Obiettivi Globali stanno cercando di risolvere. Ci dice anche che non siamo schiavi del PIL. Le nostre scelte sono importanti: se diamo priorità al benessere delle persone, faremo molti più progressi di quanto prevede il nostro PIL”, ha affermato Michael Green.


Per spiegare il concetto Green fornisce, sulla base dell’Indice di Progresso Sociale, alcuni interessanti esempi: da un lato cita Paesi come la Russia, particolarmente ricca grazie alle risorse naturali ma segnata da diversi problemi sociali, e la Cina, che nonostante il boom economico non ha realizzato progressi importanti nell’ambito dei diritti umani e dei problemi ambientali; dall’altro richiama l’attenzione sul Costa Rica, Paese che nonostante il Pil modesto ha registrato una performance di progresso sociale molto alta grazie agli interventi nel campo dell’educazione, la salute e la sostenibilità ambientale. Anche Paesi poveri come il Ruanda possono quindi raggiungere molti progressi sociali.


L’Indice del Progresso Sociale misura la capacità di un Paese di garantire il benessere sociale dei cittadini sulla base di tre elementi: soddisfare i bisogni fondamentali (cibo, acqua, alloggio, sicurezza), accedere a servizi che garantiscono il benessere della persona (istruzione, informazione, salute) e avere l'opportunità di migliorare la vita con diritti e libertà.