WineLeather

Pubblicato il: 07/03/2017 09:00
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Articolo a cura di Valentina Tibaldi

WineLeather è un progetto che mira a riutilizzare le vinacce per creare, grazie a un procedimento a basso impatto e privo di sostanze tossiche, un’ecopelle sostenibile e completamente cruelty free.

Una startup che trasforma gli scarti del vino in scarpe, borse e portafogli; o meglio, in un’ecopelle ottenuta dal riciclo delle vinacce, che a sua volta si convertirà nel prodotto finito. Si chiama WineLeather, e ha tutta l’intenzione di dare il buon esempio nel campo dell’economia circolare dove -si sa- non è raro trovare connessioni inaspettate e inesplorate tra ambiti anche molto diversi fra loro.

La domanda è quella canonica: perché gettare via risorse ancora utili e produrre oggetti da zero, causando un impatto ambientale pesante e comportando un dispendio di materie prime, energia e beni naturali spesso ingiustificato? Dalla risposta nasce l’idea, sviluppata da alcuni ricercatori del Politecnico di Milano che, mano a mano che il progetto ha preso forma con successo, hanno creato la startup.

“Attraverso WineLeather è possibile rivalorizzare il 100 % della vinaccia prodotta nel mondo e proporre nel mercato un’alternativa green e cruelty-free che possa assecondare le sempre maggiori richieste vegan dei consumatori, attualmente non soddisfatte” dichiara l’azienda.  

“I bassi costi di produzione di WineLeather la rendono competitiva rispetto alla pelle sintetica ed animale, motivo per il quale questo prodotto può divenire lo standard del settore”.

Con un processo a basso impatto e privo di sostanze tossiche, da 13 milioni di tonnellate di sottoprodotto (corrispettivo della quantità annuale di un Paese come l’Italia, dalla conclamata e radicatissima tradizione vitivinicola) si possono realizzare 5 miliardi di metri quadrati di vegan leather ed evitare, così, che il rifiuto venga immesso nell’ambiente.

A partire dal trentesimo giorno dalla fine del periodo vendemmiale, peraltro, è vietato detenere le vinacce, prevalentemente costituite da fibre e oli, negli stabilimenti delle aziende enologiche. Gli scarti devono dunque essere consegnati obbligatoriamente in distilleria o smaltiti per usi alternativi (compost, uso farmaceutico e cosmetico, biogas). Perché non dedicare uno spazio fra gli usi alternativi, dunque, anche a WineLeather? ci si chiede nell’azienda milanese.

“I primi a richiedere questo cambiamento di rotta ai fashion brand e a tutte le aziende che utilizzano la pelle, saranno i consumatori sensibili alle problematiche ambientali e sociali” continua in una nota la startup che, oltre ad aver ottenuto una serie di riconoscimenti in Italia e all’estero, ha recentemente raggiunto le fasi finali della Global Social Venture Competition. Il premio, promosso dall’Università statunitense di Berkeley, è stato istituito allo scopo di favorire e “sviluppare soluzione social venture per un’economia sostenibile”.

I primi Paesi in cui verrà commercializzato il nuovo prodotto saranno l’Europa del Nord, gli Stati Uniti e il Giappone. I passi successivi, li conosceremo strada facendo.