La birra del futuro che non ti aspetti

Pubblicato il: 07/11/2016 09:00
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Articolo di: Martina Pugno

Da scarti di pane, frutta e brioches la birra del futuro che non ti aspetti

Trasformare la produzione di birra in un virtuoso esempio di economia circolare: molte aziende nel mondo hanno già accettato la sfida, con soluzioni davvero impensabili.

Della birra non si butta via niente? Di certo concorderanno gli estimatori, ma esistono anche produttori che puntano a fare di questo motto rivisitato una strategia aziendale da seguire alla lettera. Avvicinarsi il più possibile all’eliminazione dell’impatto ambientale della produzione di birra è la sfida raccolta dal birrificio Northern Monk Brew Co, di Leeds.

L’obiettivo Zero Waste non è mai semplice da raggiungere, ma appare particolarmente ambizioso quando si tratta di inseguirlo attraverso un prodotto che, ebbene sì, tradizionalmente ha un impatto ambientale notevole. Qualche dato: la produzione di questa amatissima bevanda richiede in media l’uso di 0.2 kw/h per ogni bottiglia, pari ai consumi di un televisore 40 pollici in tre ore e mezza. Un litro di birra, poi, richiede fino a 300 litri d’acqua. Non proprio ciò che viene in mente quando si pensa alla sostenibilità.

Wasted, questo il nome dell’innovativa birra, è una farmhouse ale realizzata grazie alla collaborazione con l’associazione benefica Real Junk Food Project, impegnata nel recupero di cibo in scadenza e scarti da supermercati e ristoranti. Wasted nasce dalla lavorazione di scarti come pere e brioches, trasformati nel nettare con il quale riempire i boccali.

Non poteva mancare, a questo punto, un packaging sostenibile: ogni bottiglia è fatto con vetro 100% riciclato. Wasted è un virtuoso esempio di economia circolare: luppoli e malto utilizzati per la produzione vengono poi donati a coltivatori locali per essere usati come concimi e fertilizzanti.

L’esperimento di Leeds non è il solo: Toast è il nome di una birra, prodotta a Londra da Hacney Brewery, realizzata a partire da pane di scarto. Anche in questo caso il progetto è portato avanti in collaborazione con un’associazione benefica locale, Feedback. La tostatura del pane permetterebbe così di recuperare parte dei 24 metri di fette gettate via ogni anno dalle famiglie londinesi.

Non mancano, poi, le aziende produttrici che si concentrano sulla riduzione dell’impatto ambientale del packaging e degli scarti: Sierra Nevada è giunta al recupero del 99.8% dei suoi rifiuti solidi attraverso il riciclo, il riuso e il compostaggio, mentre la Purity Brewing Co è riuscita a dare vita a un sistema di recupero delle acque reflue non solo inoffensivo, ma perfino benefico per l’ecosistema circostante.

I segnali, insomma, ci sono tutti: sembra stiamo andando incontro a un futuro nel quale bere birra non ci darà più alcun motivo per sentirci in colpa nei confronti dell’ambiente. Per quanto riguarda il senso di colpa nei confronti della nostra forma fisica beh, per questo pare ci sia da aspettare ancora un po’.