Ridurre il consumo di carni rosse, sale e grassi

Gli allevamenti industriali inquinano acqua, suolo e aria e contribuiscono in maniera significativa alle emissioni di gas serra, al cambiamento climatico e all’abbattimento di foreste per fare spazio ai pascoli e alle monocolture da cui ottenere mangimi. L’allevamento di animali genera, secondo la Fao, il 18% delle emissioni totali di gas serra nell’atmosfera. Secondo il World Watch Institute, invece, l’incidenza dell’allevamento è addirittura del 51%. 

Il consumo eccessivo di carne è associato ad un aumento dell’obesità, alla comparsa di disturbi cardiovascolari, allo sviluppo di diabete di tipo 2 e ad alti livelli di colesterolo nel sangue. Secondo un recente studio dell'International Agency for Research on Cancer (IARC) dell'Oms, le carni lavorate come wurstel, pancetta ma anche prosciutti, salsicce, carne in scatola, secca o in preparati a base di sughi di carne sono "cancerogene" e vanno inserite nel gruppo 1 delle sostanze che causano il cancro a pericolosità più alta come il fumo e il benzene. Meno a rischio sono le carni rosse non lavorate, inserite fra le 'probabilmente cancerogene' (gruppo 2A). 

Ridurre il consumo di carne, con particolare riguardo per le carni rosse, e quello di carni conservate di produzione industriale, prediligere la carne di piccoli allevamenti dove gli animali siano nutriti con erba e foraggio e non siano sottoposti a trattamenti antibiotici, darà un importante contributo alla tutela dell’ambiente e della nostra salute.